L'Oasi Città Aperta è un progetto di notevole interesse per la nostra Società che vuole l'integrazione delle persone con handicap ma non studia le cause che di fatto ostacolano. Non basta che il soggetto sia riabilitato e portato al livello consentito dalle sue possibilità, ci sono altri fattori non trascurabili che concorrono all'integrazione: bisogna non solo evidenziarli ma studiare come risolverli.

Il progetto Oasi Città Aperta è un tentativo in questa direzione. Esso, attraverso l'impostazione e l'organizzazione di un laboratorio sperimentale nel sociale, studia con metodologia scientifica la convivenza tra disabili e normodotati e tenta di individuare i fattori che bloccano o rendono difficile l'integrazione: le barriere psicologiche e psico-sociali che sono più traumatizzanti di quelle architettoniche.

Si tratta di una popolazione di attivi e inattivi, di portatori di handicap e normodotati chiamati a vivere in un contesto ecologico e umano da costruire, tenendo conto della plurarità delle attrezzature necessarie, delle esperienze manageriali e di un nuovo vivere sociale senza il quale l'integrazione fissata non si concepirebbe.
Ci troviamo in presenza di un processo che si differenzia dai tipi di integrazione conosciuti finora.

Si tratta anche di una popolazione di anziani, che sono i grandi emarginati del nostro tempo.
In una Società che privilegia la produttività, loro, ormai pensionati, sono pressochè ignorati e di fatto costretti a vivere in solitudine nell'attesa di chiudere con la vita.
Gli anziani potrebbero essere una grande risorsa per la Società e invece sono un patrimonio inutilizzato

L'Oasi Città Aperta guarda a tutti questi deboli e guarda pure a tutti i forti che sono la vera forza della Società

Ognuno è qualcuno da amare è il motto dell'Oasi Città Aperta capace di innescare, se accolto e praticato, un processo reale di innovamento in seno alla stessa società dove è tempo di impiantare il DNA di una nuova cultura.


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